Collezione Ferrarini – Nicoli
Introduzione.
Novecento: Arte e mestieri nell’Est Europeo
La mia passione per il collezionismo nasce a Praga all’inizio degli anni ’90. Abitando in questa bellissima città praticamente 20 giorni al mese per motivi di lavoro, iniziai nel tempo libero a visitare antiquari e mercatini alla ricerca di quadri ed oggetti – opere raffiguranti. Inizialmente l’acquisto era rivolto a opere raffigurante fiori o paesaggi in genere. I prezzi erano molto bassi ed era facile acquistare di tutto. Un giorno un antiquario mi mostrò malvolentieri, quasi con disprezzo, un quadro molto grande del 1937 con una bellissima cornice. Rappresentava l’interno di una fonderia. Lo teneva nello scantinato pensando che un’opera del genere non sarebbe interessata a nessuno. Il che effettivamente era vero. In quegli anni centinaia di “espatriati” come il sottoscritto, ( Italiani, Americani, Tedeschi, Francesi, Belgi) giravano per antiquari e mercatini in cerca dell’occasione e a nessuno interessava questo tipo di pittura.
Assieme a quest’opera ve ne erano altre due sempre sul tema del lavoro. Improvvisamente il colpo di fulmine con un tuffo al cuore. Quel quadro mi trasmise una forte emozione. E se ti succede questo non puoi non comperare l’opera che ti è apparsa davanti. Questo fu solo l’inizio. Negli anni a seguire fu facile l’acquisto di quadri di questo genere sempre perché non vi era nessun interesse. Giunto verso i quaranta quadri con questo tema, coinvolsi nella ricerca il mio amico Mario anche lui “espatriato” e con la passione dell’arte e della collezione. Nello spazio di qualche anno raggiungemmo il ragguardevole numero di cento opere. E qui feci un grosso errore che pagammo a caro prezzo. Nel 2004 la Repubblica Ceca entrò a fare parte della Comunità Europea. Grande festa a Villa Miani a Roma. Mi chiesero se potevo portare una trentina di quadri sul lavoro e ben volentieri accettai l’invito. Il giorno prima mandai i quadri a mezzo corriere e il giorno stesso feci l’installazione. Il giorno della festa, vista l’importanza della giornata, vi erano non meno di cento Autorità Ceche e alcune Autorità Italiane. Feci il grosso errore di portare un centinaio di cataloghi della collezione i quali sparirono in un batter d’occhio. Tornato a Praga dopo alcuni giorni feci l’amara constatazione che i quadri, con tema il lavoro, erano triplicati di prezzo! Oltre al prezzo era sempre più difficile trovarne perché molti appassionati, capita l’importanza delle opere, si erano messi ad acquistarli. Nonostante tutto, assieme all’amico Mario, giungemmo a collezionare, dello stesso tema, circa 150 quadri, 40 sculture, di cui una altra tre metri rappresentante un fonditore e 50 manifesti tutti dell’epoca ossia fine ‘800 inizio ‘900.
E pensare che moltissime opere di questo genere, quadri, sculture, manifesti, furono distrutti dalla popolazione dopo la caduta del muro di Berlino e il conseguente abbandono dei Russi dal territorio Cecoslovacco. Fu una reazione naturale come a voler cancellare un lungo triste periodo della loro vita. Anni di regime e dittatura. Chi era in Cecoslovacchia in quegli anni, 1989/1990, mi disse che non era difficile trovare, gettati per strada, quadri e sculture distrutte o bruciate. Un vero peccato perché, in parte, cancellarono un periodo della loro storia. Molte di queste opere furono dipinte durante il cosiddetto “Realismo Socialista” ,1948-1958, ma che in pratica durò artisticamente sino alla fine degli anni ’70. Ho una vaga idea di cosa voglia dire ma non l’ho mai “realmente” capito.
Questa è la spiegazione che danno alcuni studiosi dell’arte; il “Realismo Socialista” è associato alla visione culturale Sovietica all’inizio del “primo” stato comunista. La forma dell’arte sovietica era decretata da un programma politico, il quale simultaneamente prometteva di sviluppare una società umana. La cultura Cecoslovacca cominciò a seguire l’arte Sovietica dell’era stalinista dopo il colpo di stato del febbraio de ‘48. La decade del “Realismo Socialista” coinvolgeva non solo la pittura e la scultura ma anche architettura, moda e letteratura. In pratica dominava l’Arte e la Cultura. Per la nostra collezione abbiamo ricevuto da alcune Autorità Ceche il ringraziamento per avere salvato uno spaccato significativo della loro storia che altrimenti sarebbe andata dispersa in mille frammenti. Abbiamo preservato un patrimonio storico-culturale di notevole interesse con l’invito a riflettere sul contributo che la cultura Cecoslovacca ha dato attraverso Praga e la Bohemia, alla vita artistica del “secolo breve”.
Proprio in questi ultimi anni si è notata una significativa rivalutazione di queste opere e degli autori sia dal punto pittorico che storico. Infatti dagli inizi del 2000 si sono tenute mostre a Praga e in Italia a conferma del crescente interesse che ha suscitato questo tipo di pittura. La prima nel 2002 al Teatro Rudolfinum di Praga. La mostra era intitolata “Socialismo Reale Cecoslovacco”. Nel 2012 a Udine a Villa Manin con il titolo “ Realismo Socialista Cecoslovacco”. Nel 2015 a Mantova nella Casa del Mantegna “Il Realismo socialista” di un unico autore, Jaromir Schor, dove erano presenti cinque opere della nostra collezione date in prestito. Sempre a Mantova nel 2015 a Palazzo Te “Guardando all’URSS. Realismo socialista in Italia”. Da tenere presente che Mantova per l’anno 2015 è stata nominata “Città d’Arte”. Nelle mostre erano presenti autori come Jaromir Schor, Alois Bilek, Frantisek Bilek, Eduard Sveltik, Karel Skala, Josef Stolovsky, Karol Molnar, Vlastimil Kosvanec, Josef Smesny detto Barnet ed Alena Cermakova unica donna pittrice del Realismo Socialista. Alcune opere di questa Artista sono presenti nel Museo del Comunismo a Praga. Sono tutti autori facenti parte della nostra collezione e alcuni di loro sono anche nei Musei Cechi.
Tutte le mostre sopramenzionate riguardavano non solo le opere dipinte dal 1948 al 1958 (periodo del Realismo Socialista) ma anche prima e dopo queste date. Inoltre spaziavano dalla politica al lavoro, all’architettura e altri argomenti. L’importanza della nostra collezione, sicuramente unica in Italia e forse in Europa, è monotematica e riguarda solo dipinti e sculture riguardanti il lavoro in tutte le sue forme. Dal lavoro nei campi e sulle strade, al rapporto con le macchine, prime fra tutte quelle a vapore, dalle attività estrattive e siderurgiche alle fabbriche e all’impatto dell’industrializzazione sul paesaggio urbano e rurale. Vorrei che il visitatore della mostra riflettesse sul contributo che la cultura Cecoslovacca ha dato alla vita artistica del ‘900 attraverso Praga e la Bohemia.
Vi sono due tipologie di collezionisti. Chi tiene le opere solo per sé e ogni tanto se le guarda solo per proprio gusto personale oppure chi prova piacere nel mostrarle anche agli altri. Noi facciamo parte di questa seconda categoria.
Vittorio Ferrarini.